Esistono Protocolli di Cura in Omeopatia?

L’omeopatia è una medicina personalizzata, basata sulla individualità della persona.

Ogni individuo è diverso dall’altro e sviluppa una malattia spesso con sintomi diversi.
Questo è uno dei punti fermi dell’omeopatia.

Basti pensare ad una semplice influenza.
C’è, intanto, chi la prenderà e chi non la prenderà.
C’è chi avrà immediatamente sintomi violenti e chi invece li manifesterà più lentamente.
C’è chi avrà la febbre a 40°C e sarà vispo e vigile e chi con 38°C sembrerà un moribondo.
Pertanto, cercare di curare due individui con una reattività tanto diversa con uno stesso farmaco omeopatico è impossibile.

La teoria omeopatica costituzionale poi individua quattro costituzioni principali di riferimento con quattro diverse diatesi prevalenti .
Che vuol dire quattro biotipologie di individui diversi che tendenzialmente ammalano di  malattie diverse e lo fanno seguendo modelli reattivi diversi.

Andiamo poi un attimo indietro e torniamo al discorso delle diluizioni omeopatiche.
Sappiamo che mentre basse diluizioni vanno a coprire sintomi fisici, per andare a coprire i sintomi psichici abbiamo bisogno di utilizzare diluizioni più alte.


Esempio.

Se ho un leggero bruciore di stomaco, posso utilizzare Nux Vomica 9CH.
A seconda dell’intensità dei sintomi, posso variare la posologia aumentandola o diminuendola. In questo caso il farmaco andrà ad agire sull’organo interessato o, al massimo, sull’apparato gastro-intestinale.
Nel caso in cui dovessero comparire altri sintomi di carattere più generale o addirittura mentale come, ad esempio, gonfiori addominali, innalzamento della pressione arteriosa, freddolosità, stress ed irritabilità, potrò spostarmi di potenza, salire ad una 30 CH e cambiare anche la posologia. Qualora ci sia un ampio riscontro di sintomi mentali, generali e locali posso salire ancora di potenza e assumere una 200CH  che avrà una azione terapeutica molto più profonda e duratura nel tempo.

Detto tutto ciò, è chiaro che, mentre le basse diluizioni vanno a coprire solamente il sintomo locale (in questo caso il bruciore di stomaco) e possono pertanto essere assunte da tutti coloro che manifestano tali sintomi, se non esiste corrispondenza di sintomi generali e mentali, non potremo assumere lo stesso farmaco a diluizione più alta per godere di un effetto terapeutico più profondo.
Significa potrò assumere Nux Vomica a tutti alla 9 CH, ma per farlo alla 30CH dovrò avvicinarmi ad un quadro di similitudine più completo.
Facendo poi un ragionamento sulla costituzione dell’individuo ed avendo una discreta conoscenza della Materia Medica omeopatica, potrò poi dire che Nux Vomica è un farmaco ad azione anti-psorica da utilizzare prevalentemente su soggetti di costituzione sulfurica.
Questo significa che soggetti appartenenti ad altre costituzioni probabilmente non troveranno significativo vantaggio dall’assunzione di Nux Vomica (soprattutto a diluizione alte) e dovrò andare a consigliare un farmaco che copra lo stesso sintomo in un soggetto con una costituzione diversa. Per esempio in un soggetto carbonico potrei valutare l’assunzione di Antimonium Crudum.

C’è poi da valutare anche lo stadio della condizione del paziente, quanto sia scompensato rispetto alla situazione di normalità o equilibrio.
Un semplice bruciore di stomaco troverà sollievo con l’assunzione di Nux Vomica, ma, in presenza di alti sintomi, come ad esempio reflusso gastro-esofageo, dolori intensi a mo’ di pugnalate, eruttazioni o addirittura ulcera gastrica, l’azione di Nux Vomica non sarà più sufficiente e dovrò passare ad un farmaco appartenente alla stessa costituzione, ma con diatesi differente, in questo caso luesinica.
Il farmaco che andrò ad utilizzare sarà, pertanto, Argentum Nitricum.

Quale lezione possiamo trarre da questi esempi?
Sicuramente l’omeopatia è una medicina personalizzata, che ha necessità di grande studio da parte di chi la pratica e grande attenzione da parte di chi la assume per descrivere un quadro sintomatologia il più fedele possibile.
Chi la consiglia deve essere sufficientemente esperto ed essere dotato di un metodo chiaro per non sbagliare il consiglio o la prescrizione e guidare anche il paziente nel riconoscimento e nella gerarchizzazione dei sintomi.

Ci si imbatte spesso in autodidatti che pensano di potersi curare con l’omeopatia da soli. Questa cosa è praticamente impossibile.
Servono anni di studio e delle conoscenze mediche e farmacologiche specifiche per poter avere un quadro chiaro della materia.

Mentre omeopati novelli si limitano normalmente alla cura di patologie minori, omeopati esperti possono dare dei grossi contributi alla guarigione completa anche da malattie maggiori, utilizzando unicamente l’omeopatia o affiancandola alla medicina tradizionale.

Non possono, pertanto, esistere veri protocolli in omeopatia.

E allora quando si sente parlar di protocolli omeopatico?

Abbiamo in precedenza detto che basse diluizioni hanno un’azione diretta su un tessuto o su un determinato organo.

Quindi nel caso in cui io voglia limitarmi alla cura di sintomi locali posso affidarmi a farmaci complessi in diluizione decimale studiati e formulati appositamente per questo tipo di problematica.

Il farmaco complesso è formulato in maniera tale da avere effetto sul sintomo o sull’organo bersaglio, in modo da svolgere un’azione terapeutica benefica su organi o apparati comunicanti e, in alcuni casi, un’azione drenante o de-tossificante.

Anche nel campo dei complessi, pur avendo difronte due complessi differenti per produttore che dovrebbero agire sullo stesso organo o apparato, un terapeuta esperto riesce a distinguere dalla composizione degli stessi quale potrebbe avere un effetto più pronto o più efficace sul soggetto in cura.

I complessi si possono poi assumere insieme tra loro, anche in momenti diversi della giornata, in modo da esplicare un’azione sinergica sulla malattia dell’individuo.

Possono anche essere utilizzati insieme a farmaci unitari se il terapeuta ritenga di dover coprire una maggior numero di sintomi o raggiungere velocemente un risultato terapeutico sulla remissione degli stessi in attesa che il farmaco unitario prescelto svolga la propria azione regolatoria o di ripristino.

Soprattutto in Omotossicologia sono stati studiati degli schemi di assunzione di farmaci complessi legati all’essenza della medicina omotossicologica.

Quando il Dr. Reckeweg passò alla formulazione dei complessi omotossicologici aveva in mente di creare un sistema di cura che utilizzasse da un lato i farmaci omeopatici, ma che fosse attualizzato nel tempo, sulla base delle scoperte della medicina e della biochimica moderna.

Attraverso uno studio approfondito della patologia, i complessi omotossicologici vanno ad agire a più livelli su di essa, partendo da eventuali blocchi biochimici, andando a potenziare le vie di escrezione principali del nostro organismo, agendo sull’organo bersaglio o su un organo ad esso direttamente collegato stimolandone o modulandone l’azione.

Spesso questi processi sono sequenziali e possono, pertanto essere in parte racchiusi in protocolli.

Chiaramente il protocollo rimane sempre una semplificazione, una modalità di emergenza o una parte di una cura più ampia che abbia sempre al centro l’individuo e tutte le sue manifestazioni.

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